Che fare quando non c’è più niente da fare? Pensare!
"Pensare dopo Gaza" di Franco «Bifo» Berardi (Timeo)
La cosa che più ho odiato negli anni del mio attivismo politico è stata fare l’antifascismo militante: il dover dormire dentro al centro sociale o star svegli tutta la notte dentro a una casa occupata per difendersi da quei loschi e tristi figuri, il guardarsi alle spalle quando si faceva attacchinaggio di notte per la città.... Sono totalmente inadatto, per indole, allo scontro fisico e mi infastidisce moltissimo anche quello verbale, ma a volte sono stato costretto a praticarlo. Ho comunque sempre serbato la speranza (illusione) che ci fosse una via per prevenire il cancro fascista o per lo meno di curalo evitando la terapia d’urto.
Ecco perché quando, nel 1993, uscì “Come si cura il nazi” di Franco Berardi Bifo lo lessi avidamente.
Erano gli anni della guerra jugoslava. Ricordate Srebrenica? I nazionalisti serbi guidati da Ratko Mladic e Radovan Karadzijc massacrarono ottomila persone sotto gli occhi dell’ONU. Lo spettro nazifascista si ripresentava in Europa. Oggi che vediamo il nazionalismo, spesso etnico, proliferare ovunque, che si somma ai trent’anni di neo liberismo che ha reso gli umani nemici degli umani in nome della competizione e del denaro, dobbiamo dirci la verità: il nazi non siamo riusciti a curarlo. Né con buone, né con le cattive.
Che fare allora, quando sembra non ci sia più niente da fare?
Nelle primissime pagine del suo nuovo libro “Pensare dopo Gaza” Bifo scrive:
“Nella presente condizione di irrimediabile disfatta dell’umano, il compito di chi pensa è semplicemente dire la verità. «Verità» però è una parola troppo impegnativa, meglio quindi dire piuttosto: il compito di chi pensa è dire quale dramma si svolge nel teatro della sua consapevolezza. Chiamiamo questo dramma: verità…. soli con la disperazione e l’impotenza della verità: la verità definitiva, ultima e del tutto inutile. Occorre condividere questa verità, per poter creare dei luoghi comuni della diserzione”
Riuscire contemporaneamente ad essere un attivista radicale nella collettività, e appena rientrato a casa, solo nella mia stanza, struggermi di malinconia è una dualità del mio sentire che mi è sempre venuta naturale. Il mio ascoltare musica inquietamente introspettiva, “dark”, spesso non veniva compreso dai miei compagni di strada. Per loro tutto si teneva: causa Basca/ musica basca, Cile/Inti-Illimani, manifestazioni di piazza/musica con slogan da corteo... per me urlarsi dentro era il primo presupposto per farsi sentire fuori. Sto parlando di parecchi anni fa, scusatemi, ma questo per dirvi che la lettura dei libri di Franco Berardi mi ha sempre aiutato in questa mia dualità, e quest’ultimo suo libro non fa eccezione.
Pensare è un atto introspettivo, ma chi pensa non è solo. Altri pensano, altri sentono dentro di sé il momento drammatico, anche se lo vivono singolarmente.
Non c’è empatia senza introspezione. Per provare a immaginare ciò che sente il prossimo, devi sapere cosa significa e cosa comporta sentire. (Michel de Montaigne)
“Pensare dopo Gaza” è un libro cupo e terribile, probabilmente il più “apocalittico” tra i libri di Bifo, ma d’altro canto la situazione è cupa e terribile.
Quando Hamas, in quel 7 ottobre, ha attaccato il Rave nel deserto per cominciare un feroce massacro ho pensato spontaneamente ad un attacco alla gioventù araba ed israeliana e alle sperimentazioni di strade nuove di convivenza e contaminazione che lì avvenivano.
Quando la risposta è diventata la distruzione totale di Gaza e di buona parte dei suoi abitanti ho dovuto riconoscere il fallimento dell’universalismo della ragione.
Quando Trump e Netanyahu trovano naturale parlare di deportazione forzata, e di costruire un resort al posto di quel che vi rimane vedo il dissolversi della civiltà in cambio di denaro.
Che tutto questo che avvenga in nome di Dio, o dell’appartenenza alle “nazioni” che si autodefiniscono “libere” (internazionalismo operaio dove sei finito?) oppure del business, degli affari (coscienza di classe dove sei finita?) poco importa. La ferocia del più forte sul più debole che ne consegue è sotto gli occhi di tutti. Come è sempre stato, dirà qualcuno. Però oggi sta succedendo senza l’internazionalismo operaio, senza la coscienza di classe e con mezzi tecnologici (A.I.) sempre più sofisticati che annullano completamente il fattore umano e la sua inaffidabile sensibilità.
Pensare è ancora una facoltà sensibile umana?
Sì, anche se pensare è tremendo – ci ricorda Bifo – ma oggi è più che mai indispensabile.
Leggere libri come questo aiuta a farlo.
****************
Finito di leggere ieri. Concordo. Terribile e apocalittico. E poi quel finale sul nulla e la denatalità che per chi come me è padre colpisce duro e pone riflessioni e paure.
Lo sto leggendo. Tornerò a leggere il tuo articolo appena finito.