“Ho bisogno di stare un po’ da sola non mi cercate per favore e non vi preoccupate torno presto” stava scritto in un biglietto lasciato nella bacheca della CNT (Confederación Nacional del Trabajo) subito caduto dietro un armadio e ritrovato diverse settimane dopo la scomparsa di Teresa.
Nel bel mezzo delle rivolte degli Indignados a Puerta del Sol, Teresa è scomparsa, gli amici iniziano un’assidua ricerca per poterla rintracciare e per potersi assicurare che sia viva. È in questo contesto di speranza e inquietudine, di lotta e precarietà, che ogni personaggio narra la sua vicenda personale, rivelando risvolti intimi attraverso una prosa tesa tra l’attivismo politico e la poesia del racconto interiore, tracciando così un ritratto individuale che si inserisce nel dipinto collettivo di chi all’epoca s’indignava. Dove? A Madrid e nelle sue strade. Quando? Tra il 2011 e il 2014.
Teresa è un punto di riferimento per molti di quei ragazzi che cercano un senso nella lotta. Cilena di origine, fuggita dalla sua terra per vivere a Madrid, gestisce il Babel. Un posto che è più di un bar, è quasi un centro sociale, un punto di ritrovo per le persone che non possono permettersi l’aperitivo negli altri locali della città, per giovani militanti e per i suoi amici che tutti insieme creano un luogo dove si può discutere di politica, attualità e filosofia.
Nel romanzo si colgono frammenti dei movimenti transfemministi, della gentrificazione, della questione dell’inquinamento e del riscaldamento globale, del venir meno del desiderio di fare figli in un mondo di guerra e devastazione ambientale, anticipando un quadro che si è fatto molto più chiaro della situazione attuale.
“Indignados” è un termine giornalistico scarsamente utilizzato dalle persone che parteciparono a quel movimento, un po’ come “no global” in Italia, ma indicativo del fatto che all’epoca c’era ancora una moltitudine che sapeva muovere a sdegno, contro le cose non degne, e contro chi non rispettava la dignità dell’altro da sé. Che sia lo straniero, il povero, altre specie animali, vegetali o la biosfera in generale.
Aquí están – las Marchas – de la dignidad! Ecco – la marcia – per la dignità, era lo slogan che più riecheggiava nell’aria.
Oggi che i motivi per indignarci si sono moltiplicati fatichiamo a muovere a sdegno, ad attivarci contro chi calpesta la dignità dell’altro. Perché? Forse perché siamo sopraffatti dal tritacarne mediatico e algoritmico, o forse perché spesso ci mancano posti come il Babel, luoghi dove ci si può scambiare pensieri ancora degni di questo nome.
Alla fine del romanzo il Babel, chiuso dopo la scomparsa di Teresa, sembra poter riaprire i battenti e dare ancora un luogo di possibilità a quelle comunità che vogliono disertare questo mondo indegno.