«Non c’è niente di “elitario” nel pensare che il pubblico sia dotato di intelligenza, proprio come non c’è niente di ammirevole nel “dare alla gente ciò che vuole”, come se il desiderio fosse un dato di fatto invece che il risultato di infinite mediazioni» - da “Schermi, sogni e spettri” (Minimum fax) di Mark Fisher
Solitamente le evito come la peste! Che cosa? Le discussioni sui talent show, su X Factor … per non parlare di quelle controversie sulla indiscussa cultura musicale dei giudici degli stessi.
Mio malgrado mi ci sono trovato in mezzo, e alla domanda “che ne pensi?” mi sono sentito totalmente spaesato. Che rispondere? Boh, non avevo niente da dire, non sono ferrato in materia, quindi ho preferito tacere.
Dopo essere rientrato a casa, vista la mia ignoranza, mi sono guardato un paio di video su X Factor e ho cominciato a rimuginare e delle possibili risposte:
Risposta istintiva: “ma andate a cagare”
Risposta meditata: “è un mondo troppo lontano dal mio modo di intendere l’espressione musicale. Il mio intento è sempre stato far esistere sensazioni, non di giudicare. Giudicare è così disgustoso, non perché tutto si equivale, ma al contrario perché tutto quel che vale non può farsi e distinguersi se non sfidando il giudizio.”
Comunque sia, penso di aver fatto bene a tacere, per evitare di cadere nella binarietà snob/popular, ovvero le due prospettive che da parecchio tempo si sono delineate ambito musicale, ma non solo in quello.
Una maggioritaria e definita (erroneamente) “popolare”: non snobbare, non differenziare, mettere tutto messo insieme allo stesso livello (abbassandolo), in modo che tutto abbia lo stesso grado di autorevolezza. Insomma l’invito a gettarsi nell’indifferenziata “discarica sonora” e una volta dentro tentare, almeno parzialmente, di bonificarla. Come? Giudicandola.
Una minoritaria e definita “elitaria”: fare differenziata spinta e non transigere. Quest’ultima sembra però anche dire: "voi non siete all'altezza", evitando così ogni confronto. In definitiva invita a stare lontani dalle “discariche sonore” e non contaminarsi.
Pur non trattandosi di spazzatura nel vero denso del termine, l’abitudine a non differenziare ti costringe a convivere quotidianamente con la “discarica sonora”. Basta accendere la tv o la radio, accedere a un social network, oppure semplicemente entrare in un bar o un negozio. Di conseguenza, per un ecologista, l’intento dovrebbe essere quello di convincere a differenziare prima di venir sommersi dall’immondezzaio, e soprattutto invitare a differenziare per non alimentarlo.
«… è questa capacità – il potente desiderio di differenziare– a permettere alla musica e alla cultura di puntare furiosamente in avanti, e non un’insipida tolleranza e la positività del “tutto fa brodo”. Se la musica può essere una forma di “critica attiva”, allora la critica potrebbe diventare una sorta di contributo non sonoro alla musica.» Mark Fisher
Ecco il motivo per cui da 35 anni conduco una trasmissione radiofonica che in ogni puntata ricerca e propone una decina di brani, quasi sempre estratti da lavori da poco usciti. Probabilmente sono troppi da ascoltare approfonditamente (lo faccio nei ritagli di tempo molto spesso rubati al sonno), ma infinitamente pochi in rapporto alla quantità di suoni che mi arrivano ogni giorno dalla rete, anche in un campo sonoro di nicchia come quello che la mia trasmissione segue.
Cosa custodire gelosamente? Cosa buttare nell’indifferenziata? Cosa tenere per riciclare e riusare? Come scegliere?
Impresa tutt’altro che facile. Diserzioni nasce ogni volta da una infinita negoziazione tra questa serie di opzioni. Da una selezione che tenta di creare una tracciabilità, delle linee su una mappa immaginaria. Tenta di disegnare una ecologia del suono, e così scoprire nuove georafie sonore.
«il ricercatore deve passare per sette valli» disse Quichotte «la prima valle è quella della ricerca stessa» estratto da “Quichotte” di Salman Rushdie
Il differenziatore non smette mai di ricercare, senza temere di contaminarsi. Deve essere “senza macchia e senza paura” anche quando è costretto a malincuore di conferire in “discarica”.
L’auspicio è che l’ascoltatore di Diserzioni senta e condivida la tensione che anima questa trasmissione e l’irrequietezza che impedisce di fermare questa continua differenziazione.
Convincere a differenziare… mi sembra oggi urgente. Per evitare di alimentare la “discarica” e con l’obbiettivo di chiudere la “discarica”.
Anche a costo di andare contro i mulini a vento.
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ps) Diserzioni va in onda il lunedì alla 22 su Radio Sherwood
Differenziare certo, condannare anche. Non riesco a non farlo.