Prima di andare a dormire dovrei ascoltare suoni tranquilli, oppure psichedelici, e invece. E invece talvolta ascolto suoni dark, oscuri.
Ieri notte mi è tornato in mente un disco che sta per compiere 20 anni e così l’ho messo sul piatto: “South London Boroughs”, l’esordio di Burial, il suo primo singolo. È uno di quei dischi (assieme ai successivi di Burial) che hanno segnato il mio ascolto in un prima e un dopo.
Era la primavera del 2005 quando questo misterioso producer inglese decide di palesare la propria musica al mondo e già si sentiva la sua cifra stilistica. Luci basse e un’inquietudine ritmica da scenario post apocalittico, un umore nero che sembra rimandare ai tumulti d’animo della Bristol trip hop degli albori ma con una sensibilità nuova, da post rave. Desolante e al contempo celestiale, perfetta per appartate inquietudini. La colonna sonora per un nuovo tipo di creatura “dark”, un sound sepolto da bassi obesi e un lento ribollire elettronico.
Fatto sta che stanotte ho sognato che stavo scavando un fosso. O una buca per una sepoltura. “Burial”, appunto.
Sembrava reale. Sentivo sul badile il peso della terra che imperterrita continuava a franare giù nel buco dov’ero, mentre intorno a me schiere di vecchi pensionati mi guardavano perplessi: «Devi cementare perché non frani» mi ripetevano. Ma io, contrario ad ogni cementificazione, cercavo di scavare più veloce del terreno che franava. Poi, mentre cercavo inutilmente di arginare il franare piantando piccoli pali di legno, mi sono ritrovato coi piedi sepolti nella terra. Ed è allora che una voce mi è salita dentro e che la “Madre” mi ha parlato:
«Questa notte sono venuta a prenderti»
«Davvero?»
«D’ora in avanti lavorerai per me»
«E cosa devo fare?»
«Questo sta a te scoprirlo»
«Ma tu lo sai?»
«Sì»
«E non me lo dici?»
«No!»
... poi in un attimo un soffio di vento ha portato via la voce della “Madre”.
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Eh sì, lo so, i miei sogni possono sembrare dei deliri senza senso, probabilmente lo sono. Ci vorrebbe un buon psicologo, uno di quelli bravi.
Però mi piace pensare che quello di stanotte sia dovuto dall’ascolto di Burial.
Del suo effetto, anche a vent’anni di distanza dalla scoperta della sua musica.
Del resto la musica per me è sempre stata come una specie “madre”, che da sempre mi nutre di sogni (anche gli incubi sono sogni).
Protetto nella placenta del suono.
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