La sconvolgente irruzione sonora
i bassi tellurici e le melodie sepolte contro la superficialità
Entra di soppiatto nello studio, nel mio angolo di mondo, nel mio “buen retiro” e mi dice: «la musica che ascolti è molto strana».
«Vero» rispondo sorpreso dell’intrusione «queste frequenze ultra basse, generano viaggi nelle profondità degli abissi e nell’inconscio».
L’intruso è un conoscente, una di quelle persone che ti capita di frequentare nonostante la distanza abissale che ci separa su tutto. Non sto qui a spiegarvi il perché di queste mie incaute frequentazioni, ma una cosa è sicura: a lui risulto strambo come la musica che ascolto, almeno per quella cosa che in questa parte di mondo in cui mi è dato di vivere viene chiamata “normalità”. Mi fissa come se parlassi un idioma a lui sconosciuto, probabilmente vorrebbe parlare dei regali di Natale da comprare, della macchina nuova appena acquistata, ben che vada di calcio… ma il vinile continua a girare nel giradischi e il suono che esce lo fa sobbalzare. Fa una impercettibile smorfia e aggiunge: «inquietante, sembra la colonna sonora di un film horror, pieno di fantasmi». Alzo il volume, per rompere i coglioni. Fa l’imperturbabile però sembra sconvolto, anche se non vuole farlo vedere. Come di riflesso, si sbottona il polsino della camicia e fa uscire un rolex, sembra d’oro. Probabilmente si aspetta una mia reazione, un complimento o almeno un interessamento per l’orologio, che puntualmente non arriva. Lo so, a volte so essere sgarbato e un pessimo ospitante.
Devo riconoscere che sono indisponente perché sempre più intimorito, più che dalle inquietudini che il suono fa uscire dalle casse, da quello che sembra una pratica diffusa, oggi più che mai: il dogma di sembrare sempre a proprio agio e farsi vedere felici, e non solo nei social. Lo strapotere del visibile, l’assoluto dell’apparire è ovunque. Bisogna far vedere sempre il meglio di sé, che spesso è solo far vedere “roba” da ostentare. Risultato: una montagna di apparenza, ed un egocentrismo esagerato a coprire il sottostante nulla. Anche nella musica che viene ascoltata c’è la preponderanza del look, dei tatuaggi e dei gioielli di ogni tipo. L’esaltazione della ribellione e della trasgressione che si riduce, a ben guardare, a roba da esibire, da far vedere, mentre la musica è perfettamente consona e omologata. Insomma ci si limita ad essere uno specchio di un mondo finto. Senza mai guardare a ciò che sta dietro quell’immagine riflessa e tanto meno (sia mai) tentare di rompere quella superficie riflettente.
Prendiamone atto: l’invisibile, il nascosto è sovversivo e molto più intrigante.
La pretesa di espellere l’inquietudine, l’oscurità e i fantasmi dalla nostra vita è forse rassicurante, ma vana. E terribilmente pericolosa. A mio avviso anche parecchio noiosa perché, come dice Stephen King, non esiste parco divertimenti degno di questo nome senza un fantasma.
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L’irruzione sonora che ha sconvolto l’apparato uditivo del mio conoscente è:
Machine di The Bug
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The Bug nella playlist della puntata di Diserzioni andata in onda il 25 novembre su Radio Sherwood - il podcast lo trovate qui
... arrivare, con fatica, sul confine dell altrove o addentrarsi appena richiede comunque impegno, curiosità, determinazione, desiderio di vedere se ci sono altre possibilità, se quel confine visivo/sonoro/letterario può essere nuovamente superato. Generalmente questo spingersi oltre nasce nel periodo degli studi finiti i quali, ancora per un po' uno se lo porta dietro... poi si accorge che gli amici con cui si confrontava, con cui esplorava l altrove non sono più così disponibili.... Che gli impegni di lavoro... di famiglia... di chissà che cosa riducono il tempo da dedicare all altrove... per poi non averne più proprio sul più bello e tutto finisce nel vortice della quotidianità con i suoi rituali....ma qualcuno (pochissimi) ce la fanno, resistono ecco cultura oggi è andare oltre e resistere ai richiami della quotidianità!