Ma chi ha detto che non c’è
Lo spazio di possibilità nelle canzoni di "A Complete Unknown"
Sono andato a vedere "A Complete Unknown" e no, non farò una recensione. Perché quando vedo film con molta musica, quest’ultima sovrasta tutto il resto. Le inquadrature, la scenografia, la fotografia, la recitazione, la regia… passano in secondo piano. E in questo film di canzoni ce ne sono molte: di Bob Dylan naturalmente ma che di Joan Baez, Pete Seeger, Johnny Cash… e poi c’è Woody Guthrie nella camera di un ospedale che, nonostante le sue gravi condizioni, irrora tutto il suo carisma. Quel “This Machine Kills Fascists” che contraddistingueva la custodia della sua chitarra compare ad un certo punto attaccato a quella suonata da Dylan. Eh sì, perché era un momento in cui le canzoni avevano un peso, potevano smuovere non solo la cultura, ma anche infiammare le piazze e l'anima civile, e tracciare nuove direzioni nella società umana.
Per quanto mi riguarda invece sono canzoni che ascoltavo quando ero praticamente un bambino, istigato da cugini della generazione precedente alla mia. Ero piccolo, non avevo gli strumenti per capirle a fondo, ma ne ho da subito percepito la potenza trasformativa. Mi sono sempre sembrate la colonna sonora di tempi che stavano cambiando davvero il corso delle cose.
In definitiva "A Complete Unknown", pur non essendo un film perfetto e pur avendo alcuni punti deboli, ha il pregio di far parlare le canzoni e farci riascoltare una musica che cambiando sé stessa stava per cambiare il mondo.
Rientrato a casa ho ritirato fuori quei vinili, erano decenni che non li ascoltavo e nonostante la loro veneranda età suonano ancora bene, molto bene. Mantengono la potenza di quell’insieme di speranze che stava nel suo essere nuova, uno spazio di possibilità per tutte le novità che sono venute dopo, non solo musicali.
Oggi che sembra sia scomparso, probabilmente nascosto da una appiattita sovraproduzione sonora, non bisogna stancarsi di cercare quello spazio di possibilità, perché come diceva un cantautore che ci ha lasciato venerdì scorso: “Ma chi ha detto che non c’è”.


