Mi sono perso gli imperdibili
curiosando nel proliferare di playlist dei migliori dischi del 2024
Come ogni fine anno mi son trovato a curiosare, devo dire con piacere, nel proliferare di playlist dei migliori dischi usciti. Però ogni anno che passa m’accorgo che, sempre di più, mi perdo “gli imperdibili”. Ovvero mi rendo conto che non ho ascoltato la maggior parte dei “migliori” album del 2024. Sto invecchiando e probabilmente non sono in sintonia coi tempi.
Le piattaforme d’ascolto esigono velocità. L’algoritmo ti mappa e t’indirizza in base ai tuoi movimenti nel web, al tuo alzarsi di un pollice, allo schioccare di un cuoricino, e comunque ogni tua digitazione digitale corrisponde ad una specie di consenso muto. La forza rivoluzionaria della musica dell’ultimo quarto di secolo, primo del nuovo millennio la troviamo ormai solo nel campo della fruizione: i file audio, gli iPod, le piattaforme, lo streaming hanno ridisegnato il paesaggio. Declina il cd, il vinile sopravvive come fenomeno da collezione, la durata delle canzoni passa da 5 a 3 minuti, si ascolta oramai una sola canzone per album, quella scelta per noi da remunerati esperti di marketing.
Per nascondere la mia incapacità di stare al passo coi tempi faccio l’alternativo, diserto le piattaforme e mi son scelto, per condividere i miei ascolti, un medium vecchio: la radio. Faccio radio (anche i più innovativi podcast per carità) cercando ancora l’incontro imprevisto, quello che cambia completamente il gioco, quel suono non cercato che ti cambia la vita. Però da qualche anno mi chiedo: è ancora possibile l'incontro casuale, quello che ti spiazza? Forse sì, ma sicuramente più difficile, visto che la “ricerca” è da noi pilotata e le “playlist” sulle piattaforme sono da noi create o più spesso suggerite dall’algoritmo in base ai tuoi gusti e al numero delle visualizzazioni, quindi in linea col gusto generale o bene che vada seguendo una nicchia solitamente chiusa.
Un tempo, girando la manopola di una radiolina fm, potevi fermarti attratto da una linea di basso, da un riff e dire: “Questo suono non l’ho mai sentito”. Potevi incontrare una voce che inaspettata ti chiamava e ti invitava tra gli alberi di una intricata e sconosciuta foresta e ti aiutava a mantenere aperta la finestra all'incontro imprevisto che talvolta serve quando il prevedibile si faceva insopportabile. È sicuramente vero che anche oggi ci sono piccole webradio che mantengono lo spirito delle vecchie radio libere ma risultano difficilmente intercettabili nel marasma indefinito e infinito della rete telematica.
In sostanza mentre il prevedibile si fa sempre più insopportabile l’imprevisto si fa sempre meno probabile.
E non è una buona notizia.


