Con irragionevole presunzione, sottovoce, in punta di piedi e senza voler disturbare alcuno, volevo (saltuariamente) usare questo taccuino per dare dei consigli di lettura, di visione e di ascolto. Lo so che dare consigli, soprattutto se non richiesti, è inopportuno, quindi preferirei chiamarli suggerimenti. Perché i suggerimenti di solito si danno a bassa voce, di nascosto, passando un bigliettino.
Ssssst … sommessamente vorrei suggerire alcune seduzioni che mi hanno attratto ultimamente: mi è capitato di leggere e vedere storie che si svolgono in terre umide, in valli e paludi.
L’immaginario della palude è pieno zeppo di stereotipi, tutti purtroppo negativi. Qualche esempio? Eccoli: la palude è un luogo oscuro e pericoloso, la palude viene spesso legata a malattie e alla morte, è popolata da mostri.
Perché gli è rimasta attaccata un’accezione così ostile? Cosa c’è dietro allo stigma della palude?
Secondo Annie Proulx, premio Pulitzer e autrice di La palude (Aboca 2023), c’è di mezzo l’idea di progresso. Proprio le terre umide, nel corso della storia, avrebbero rappresentato un ostacolo alle “magnifiche sorti”, mentre la loro estinzione viene vissuta come una vittoria dell’uomo sull’ambiente, della cultura sulla natura. Lo sviluppo velocissimo degli ultimi decenni si è troppo spesso intrecciato con l’avidità umana e oramai ha tragicamente consumato buona parte della biodiversità del pianeta. La palude, che è sparita dal nostro orizzonte, era per sua natura nemica degli approdi stabili, inadatta a stabilire primati, anche quello del mercato e del consumo, quindi vissuta come impedimento.
Le valli e le paludi sono luoghi che mi hanno sempre intrigato, del resto sono nato e cresciuto nel basso Piave, in un territorio in cui le molte acque incerte definivano gli spazi e il tono delle esistenze dei miei antenati. Li definivano “vaghi” perché vivevano dove l'acqua esondava riprendendosi gli spazi dove avevamo progettato di stabilirsi, costrigendoli ad uno spostamento continuo nei rialzi di terra dove potevano restare all’asciutto. Il concetto di “stanziale” non era nemmeno concepito.
Il nomadismo transumante tipico della palude andava rimosso: la popolazione che stagionalmente occupava le terre umide venne considerata (soprattutto dal fascismo) alla stregua di un male da estirpare, così nei suoi confronti venne attivata una lunga campagna di denigrazione.
Essendo nato in un luogo ex paludoso ed essendo discendente di pastori transumanti che usufruivano liberamente di quelle terre umide m’interessa ciò che mette in discussione gli stereotipi sulla palude:
Paolo Malaguti: Fumana (Einaudi)
Il romanzo narra di una bambina, ragazza, donna sopranominata Fumana, parola che nella bassa del Po vuol dire nebbia. In quel mare pallido che copre ogni cosa come un mantello, la protagonista ritorna ogni volta che vuole perdersi o ritrovarsi.
Fumana cresce libera e selvaggia, ma quando comincia a farsi donna, il nonno Petrolio deve chiedere aiuto alla Lena, la «strigossa» della zona. Lena le insegnerà molte cose, tra le quali i segreti per guarire le persone. Fumana diventa così segnatrice.
Altro protagonista del romanzo è il territorio del basso Veneto, del delta del Po, che tra la fine dell’ottocento e metà del novecento ha subito uno stravolgimento, e anche in questo caso il progresso ha azzerato senza pensarci tanto il mondo che esisteva prima.
Al giorno d’oggi la percezione della paura, in certi casi amplificata da media e politica, è il modo migliore per aumentare l’insicurezza e l’unico modo per superarla consiste nel non aver timore dell’altro da sé, nel volgere lo sguardo curioso verso lo sconosciuto, di andare a vedere oltre e al di là di quello che ti viene fatto vedere. Proprio come fanno Fumana e Lena, le due donne che nel libro di Malaguti sembrano essere dotate della capacità di guardare oltre il visibile, di convivere con l’instabile, di adattarsi ai cambiamenti, pur cercando tenacemente la propria strada.
Buona lettura!
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Piccolo corpo di Laura Samani (Raiplay)
Guardando "Piccolo Corpo", colpisce il ruolo significativo che nel film viene ad assumere il territorio: tra il Veneto e il Friuli di inizio Novecento. Lungi dal rimanere un semplice sfondo, è proprio quel limbo, quella zona di confine tra terra e acqua a diventare protagonista della storia di Agata.
Il viaggio compiuto da Agata avviene per poter dare un nome alla sua bambina, nata morta, e sottrarla così al limbo. Nel suo pellegrinaggio incontra Lince altro personaggio che sta nel limbo, per motivi diversi.
Dal mare ai monti, da un’isola di valle alle montagne si svolge questa fiaba cruda che ricorda il freddo e la fatica di avere terre molli e umide sotto i piedi.
Buona visione!
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Enrico Coniglio: Salicornie
Come colonna sonora per queste “suggestioni suggerite” ho scelto Salicornie di Enrico Coniglio.
Perché?
Perché la salicornia è una pianta erbacea spontanea che si trova soprattutto nelle paludi, negli stagni e nei suoli salini. In Italia la troviamo anche nella laguna di Venezia. Vive tra dolce e salmastro. Vive nel limbo. E questo brano mi ricorda quell’intrigante mondo che vive tra terra e acqua.
Buon ascolto!
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Ps) nel mentre scrivo questi piccoli suggerimenti sto leggendo “Gli uomini pesce” di Wu Ming 1 che si muove anch’esso sulle instabili terre umide. Ne riparleremo.