Agosto ‘75
Se allora qualcuno si fosse preoccupato di chiederle cosa desiderava, avrebbe risposto: ascoltare musica, soprattutto gli Zeppelin e i Grateful Dead, ma anche Joan Baez e Joni Mitchell…
Ho scelto di leggere “Il Dio dei boschi” perché Liz Moore non è solo una scrittrice ma è anche una musicista.
Per me la musica è una questione sensibile e una scrittura “musicale” entra subito nel mio sentire.
In italiano il verbo “sentire” coincide sia con la capacità di provare un sentimento, sia con un senso preciso, l’udito. In inglese non è così, per quanto riguarda l'udito i verbi sono due: “to hear”, udire, e “to listen”, ascoltare (udire è passivo; ascoltare attivo); “to feel” invece è un sentire che riguarda la sfera emozionale e non rimanda all’udito in sé. È quest’ultimo tipo di sentire (to feel) che mi ha spinto nella scelta di questo romanzo.
Insomma ho sentito una sintonia, una sorta di feeling.
E poi ci sono i “boschi” nel titolo.
Ho la fortuna di abitare vicino all’ultimo testimone delle antiche foreste planiziali della pianura del basso Piave, diventato nei secoli un fazzoletto di terra, un piccolo bosco. Piccolo e prezioso.
Luogo dei luoghi, spazio senza luogo, spazio u-topico, spazio simbolico.
Il sopra che protegge il sotto, il sotto che alimenta il sopra.
Il bosco che da sempre ha attraversato l’immaginario col suo cuore di tenebra e con la sua linfa vitale, luogo di passaggio tra un al di qua e un al di là. L’addentrarsi allontana dalla retta via, avvicina l’estraneo e il misterioso. Spazio esterno, spazio interno.
Spazio selvaggio disseminato di possibili incanti e possibili pericoli. Spazio di possibilità, traccia di senso attraversabile. Più il bosco che la foresta. Perché nella foresta ti ci perdi di sicuro, nel bosco trovi sentieri per attraversarlo e nei quali puoi perderti. O rifugiarti. O ritrovarti.
Questo è il libro in cui mi sono perso, ritrovato e spesso anche rifugiato nelle pause e nelle attese di questi ultimi giorni.
Come succede nel sentire certa musica, come succede camminando nel bosco.
Questione di feeling.
Consigliato!
In quella luce fioca, rifletté sulle possibilità che aveva: era il momento giusto di mettersi a dormire, ma il torrente lo attirava prepotente tra i boschi. In fondo che male può farmi, pensò, seguirlo per un poco?