L’acqua bloccata nel cielo brontolò orrendamente. La guardai. Mi chiesi allora come ci vedesse da lassù quell’immenso occhio senza palpebre. Perché, ne ero certo, tutti noi, da quella altezza, dovevamo sembrare una fila di formichine, uno sciame di moscerini che battevano istericamente le ali. Esserini insignificanti divenuti visibili poiché si muovevano in massa.
"Il signore delle acque" di Giuseppe Zucco (Nutrimenti) è un maestoso e lirico preludio alla tragedia, racconta l’attesa della fine del mondo dalla prospettiva di un bambino che osserva incredulo un mare rovesciato sopra di sé, quell’acqua bloccata in cielo, che opprime e minaccia di estinguere la vita sulla terra. Il senso di schiacciamento è una condizione che solleva da tutti gli obblighi e deforma i contorni del conosciuto, trasfigurando il quotidiano. Il bimbo, che condivide con i genitori questo contesto soffocante, con il loro consenso abbandona la scuola. Il papà e la mamma disertano pure loro le incombenze perché c’è qualcosa di più grande che incombe, quindi abbandonano il lavoro in favore del gioco erotico e del fumo, lasciando all’incuria ogni altra cosa.
L’autore sceglie l’infanzia per indagare la sensazione di “no future” che permea tutto e che nel caso del protagonista emerge dal dolore per l’improvvisa perdita del piccolo mondo di cui era il centro. Un senso di esclusione che porta il bambino alla fuga, precipitandolo in uno scenario grottesco, tra saccheggi di negozi, uccelli che cadono dal cielo, coppie che corrono con i capelli in fiamme, cadaveri abbandonati, orge per strada, donne distese sull’asfalto che osservano estasiate un cielo che emette enormi boati. E infine lo rende prigioniero, assieme a molti altri “fratellini”, dei bulli delle scuole medie, ragazzini solo qualche anno più vecchi armati di strafottenza e coltellini.
La pressione dell’acqua bloccata in cielo genera una ineluttabile follia collettiva che disumanizza e mortifica, che annienta ogni dignità e favorisce una meschinità che offusca la ragione. Produce inoltre un’euforia esasperata che è solo una finzione per nascondere panico, una via di fuga dalla disperazione. Anche la dimensione sessuale sembra essere vissuta solo come un ulteriore vana dissociazione dal presente, un’evasione dal dramma.
Sfilano nelle righe di questo romanzo uomini che depredano negozi sventrati, disperati esseri erranti con carrelli del supermercato colmi, mosconi impazziti, donne alla ricerca dei figli, bimbi alla ricerca di orsacchiotti … nello strazio di macerie fumanti di quel che rimane di una città che attende solo di scomparire del tutto.
Il bambino alla fine troverà consolazione solamente nel rapporto con un amico “non umano” che gli permetterà di salvare il buonumore e l’amicizia: il signore delle acque.
Dopo l’uscita di "Tutti bambini" (Egg, 2016), "Il cuore è un cane senza nome" (minimum fax, 2017) e "I poteri forti" (NNE, Premio Ceppo Racconto 2022), Zucco rinnova con "Il signore delle acque" l’indagine della precarietà del vivere e delle strategie di sopravvivenza con questo cielo che incombe.
Da leggere!
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